Fabrizio De Andrè

Chissà com’era bello, vivere a Genova, negli anni’60. C’era tutto un ambiente artistico, culturale e musicale, vari interpreti e cantautori, la cosiddetta scuola genovese. Di questa, ne faceva parte Fabrizio De Andrè, di cui proprio oggi, 11 gennaio, si ricordano i vent’anni, dalla sua scomparsa

A Genova, negli anni ’60, con il figlio Cristiano

Eccolo, nel corso di quegli anni, in un locale pubblico di Genova. Non sto parlando proprio di questo, ma ad ogni modo, anche lui è stato una persona, “normale”.. Forse non tutti sanno che…..il suo vero nome, scritto x esteso, è Fabrizio Cristiano De Andrè. Conosciuto solo come Fabrizio De Andrè, ha dato il suo secondo nome al figlio, che infatti si chiama Cristiano.

Cristiano De Andrè, il figlio

Artista bravissimo, avrà subito l’influenza, il carisma e la notorietà del famoso padre, ma è diventato, seppure in misura minore, famoso anche lui. Ma non è di lui che voglio parlare, anche perché Cristiano, vivo e vegeto, può ancora farsi sentire ed ascoltare.

Volevo ricordare Fabrizio, che era nato a Genova nel 1940. Era un poeta, uno chansonnier, ho voluto condividere con voi due suoi brani famosi, molto simili, nel titolo. 
Canzone dell’amore cieco e canzone dell’amore perduto. Ma c’è una strofa, che mi ritorna in mente: ma lui che non ti volle creder morta, bussò cent’anni ancora alla tua porta…..  Qual’era quella canzone? Vediamo…..Eccola 

De Andrè, una storia poco conosciuta

il Professor De Andrè con la moglie Luisa ed i figli Fabrizio e Mauro
In questi giorni si parla molto di Fabrizio De Andrè per via della fiction che ripercorre la  sua vita e vedendola mi è tornato in mente un fatto non affrontato  dalla fiction, che è legato ad un altro De Andrè, Giuseppe il padre del  cantautore genovese.
Il professor Giuseppe De Andrè insegnava lettere in alcuni istituti di Genova e dintorni, antifascista convinto, aiutò molti alunni ebrei a nascondersi ed a fuggire dai fascisti per impedirne la deportazione. I fascisti sospettavano che coprisse alunni ebrei che studiavano nei suoi istituti ed anche per timore di ritorsioni, nel ‘42 fece trasferire la sua famiglia nelle campagne dell’astigiano, mentre lui rimase a Genova.
Nel ’44 una mattina due fascisti si presentarono all'’istituto del quale era preside, chiedendogli se ci fossero alunni ebrei, il professore fu molto gentile con loro e promise di informarsi se ce ne fossero. Appena andate via le due camicie nere, De Andrè si precipitò in tutte le classi raccolse gli alunni ebrei e li aiutò a fuggire e a cercare rifugio nelle campagne.
Dopo due giorni i fascisti, probabilmente informati da qualche delatore, tornarono a scuola per arrestarlo, ma lui con uno stratagemma riuscì a scappare dall’uscita posteriore, raggiunse l’astigiano dove si era già trasferito il resto della sua famiglia e si nascose per intere settimane nelle cantine di un cascinale adiacente a quello della famiglia. Dopo la Liberazione la famiglia De Andrè tornò a Genova ed il professore ne divenne Vicesindaco.

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