Taproot, una novità per queste pagine, anche se in effetti, hanno comunque iniziato nel 1997 e dopo 5 dischi, sono ancora in attività. Fanno un tipo di musica apparentato con il Metal. Per conoscerli ho scelto uno dei loro brani più famosi, Birthday Taproot – Birthday
Do the Panic, il titolo di questa canzone. Cosa vorrà dire? Proprio come si intuisce, causare il panico. Una cosa non proprio rassicurante, ma può essere anche dovuta all’esaltazione. Il pubblico infatti è festante, ascoltando la musica di questo gruppo, chiamato Phantom Planet
Phantom Planet – Do the Panic
Andiamo ancora forte, forse pigiamo troppo l’acceleratore. Probabilmente, non è l’intenzione, è la musica, così, senza confini, senza barriere e steccati, com’è giusto che sia. Ritmo quindi sostenuto, con gli The All-American Rejects, e Dirty Little Secret
The All-American Rejects – Dirty Little Secret
My Best Theory, la mia migliore teoria, inventata, o meglio invented, come il titolo dell’album da Jimmy Eat World, che tornano per l’occasione, a farci ascoltare questo pezzo del 2010
Jimmy Eat World – My Best Theory
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Hard, Rock, Alternative, Metal. Sono le parole delle chitarre elettriche, chitarre che suonano anche in questa occasione, impetuose e potenti. Loro sono gli Earshot, un nome che tradotto vuol dire a portata d’orecchio. Se è così, è tutto sotto controllo, come il titolo di questo pezzo, Control Earshot – Control
Puddle Of Mudd, si chiama così questo autore, o questi autori, trattandosi verosimilmente di una band. L’energia non manca, neanche questa volta. Scorre nelle vene, nel sangue, ma anche nelle note di questa Bring Me Down
Puddle Of Mudd – Bring Me Down
Like a Stone, come una pietra. Ed è proprio una pietra quella che ci sembra di vedere nella copertina di questo disco degli Audioslave. Una pietra dalla forma un po’ bizzarra, sembra quasi un meteorite caduto dallo spazio Audioslave – Like a Stone
Finger Eleven, si chiamano così, non è quindi il numero di calciatori in una squadra, ma il loro nome, dito 11. Anziché scendere in un campo di gioco, eccoli quindi sul palcoscenico, a cantare e suonare Whatever Doesn’t Kill Me, qualunque cosa non mi uccide Finger Eleven – Whatever Doesn’t Kill Me
Hoobastank, autore non nuovo, anche per l’impronta digitale in copertina. Un’impronta che mi ricordavo bene di avere già visto. Questa canzone, invece, è la prima volta che l’ascolto. Orecchiabile, melodica, sempre in chiave rock. Andiamo avanti allora, Moving Forward Hoobastank – Moving Forward