C’è una guerra molto dura. Si combatte casa per casa e il servizio documenta in maniera molto drammatica e realistica quello che sta avvenendo. Tutto quindi molto chiaro, qui non c’è niente da capire e non ci sono, come sempre, i soliti discorsi fumosi e incomprensibili dei dibattiti politici
Il giornalista della 7 Corrado Formigli, è stato bravo e coraggioso ad introdursi nei palazzi sventrati e tra le macerie della città siriana di Kobane, mentre intorno a lui si sentivano colpi di fucile, tiri di mortaio e Bullets, pallottole vaganti
Non è facile rischiare la vita, mettendo anche a repentaglio quella delle persone che ti accompagnano. Avrà detto al teleoperatore e al tecnico video coraggio, C’mon C’mon, continuiamo, andiamo avanti, quello che stiamo facendo è troppo importante, i telespettatori devono vedere e capire quello che sta succedendo nel Medio Oriente, a pochi chilometri da noi
Quando la sua trasmissione, dopo queste immagini registrate, tornò in studio, lui disse che la città di Kobane adesso era stata riconquistata, ed era tornata alla vita civile e normale. Lì peraltro sono musulmani quindi non credo i locali pubblici ed i bar possano servire alla gente Barbera e Champagne, l’alcol è vietato dalla loro religione
Il giornalista, il bravo giornalista, assiste da spettatore e poi costruisce la storia e la racconta, fintanto che non c’è nessuno che ne parla, non si può definire un fatto, un fenomeno, o un episodio, una storia. Per questo è importante che Stories We Build, Stories We tell
Peraltro devo dire che quando la trasmissione continuò con altri servizi, legati all’immigrazione, la seguii fino alla fine con interesse. Di solito sono quello che spegne la tv durante i programmi di attualità, troppo verbali e sonnacchiosi, questa volta invece non ho fatto il The Leavers Dance
Wave Forms. Ho visto le condizioni drammatiche con cui i migranti in partenza dalla Libia affrontano il tratto di mare che li separa dalla Sicilia. Poveretti. A loro basta avere un motore ed una bussola, per intraprendere un viaggio della speranza, fatto per sfuggire a guerre, carestie, povertà. Incuranti della precarietà delle loro imbarcazioni e delle condizioni del mare, spesso purtroppo hanno fatto naufragio, rimettendoci la vita
Se penso agli anni della scuola e del college, nessuno pensava ci saremmo trovati a fare i conti con questo fenomeno di dimensioni epocali, bibliche. A quel tempo sembrava tutto programmato e scontato. Si studiava, ci si diplomava e poi si trovava un lavoro che durava tutta la vita o buona parte della vita lavorativa
Adesso We Carry On continuiamo a ragionare secondo vecchi schemi, come se non fosse cambiato niente. Acquistiamo, consumiamo, vogliamo sempre di più. Per fortuna, non solo le nostre esigenza e i nostri bisogni vanno avanti, ma anche la tecnologia, sempre in cerca di soluzioni che possano migliorare la nostra esistenza
Prendiamo per esempio la mobilità. Oggi vorremmo poter dire di poter andare dappertutto, limitando l’impatto ambientale dei nostri mezzi. Da qualche tempo a questa parte si studia allora il modo per limitare i gas di combustione, magare eliminandoli del tutto. Le vetture elettriche lo possono fare, e per esempio penso alla Renault Zoe. Ma questo è solo l’inizio di quello che potrebbe esserci ed arrivare in un futuro non troppo lontano. Si comincia già a parlare di macchine volanti e auto senza conducente